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L’Italia ultima nella classifica europea dei laureati

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     I dati pubblicati da Eurostat l’altro ieri e relativi al 2013 sono impietosi: la percentuale dei laureati tra la popolazione italiana compresa tra i 30 e i 34 anni è solo del 22,4%, la più bassa d’Europa. Non li riporto per farci del male, ma perché non si possono ignorare per la loro gravità.

     La percentuale più elevata di laureati si riscontra in Irlanda (52,6%), Lussemburgo (52,5%), Lituania (51,3%), e poi Svezia, Cipro, Regno Unito, Finlandia e Francia.

     In fondo, ma davanti all’Italia, ci sono: Romania, Croazia, Malta, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e Portogallo.

     Una situazione deprimente per l’Italia e i tanti italiani che vorrebbero un’istruzione pubblica di elevata qualità e un sistema universitario in grado di stimolare e offrire una formazione adeguata ai rapidi cambiamenti sociali, tecnologici ed economici che stiamo vivendo. La media dei laureati UE in quella fascia d’età è del 37%.

     La Scuola Secondaria non si trova in una condizione migliore, almeno per quanto riguarda la percentuale di abbandono degli studenti: l’Italia è 23ma su 28 Stati, quintultima. La ricerca ha analizzato il numero di giovani tra i 18 e i 24 anni che dopo la scuola secondaria di I grado hanno abbandonato gli studi: il 17% nel nostro Paese, a fronte di una media UE dell11,9%. I Paesi invece in cui i tassi di abbandono sono più bassi sono Croazia (3,7%), Slovenia (3,9%), Repubblica Ceca (5,4%). Peggio di noi, in termini di abbandoni scolastici, fanno solo Romania, Portogallo, Malta e Spagna.

     Sono i risultati anche di una politica e di una campagna di stampa a volte dissennate che hanno screditato sempre di più la Scuola, l’Università statale italiana e chi vi lavora, rendendola sempre meno “appetibile” per i giovani. Non poco hanno contribuito anche “gli accessi a numero programmato” (vedi le polemiche suscitate anche dal recente test di ammissione alle facoltà di medicina e odontoiatria e allo “scandaloso” episodio capitato a Bari) che hanno scoraggiato e lasciato fuori molti giovani. Per la scuola secondaria e gli abbandoni invece, la progressiva riduzione del “fondo d’istituto” ha dato il colpo di  grazia anche alle tante iniziative mirate alla riduzione degli abbandoni. Un altro aspetto negativo che ha influito sul numero di abbandoni scolastici è stata la “riforma” di alcuni anni fa che ha svuotato molti istituti tecnici e professionali di ore, strutture e risorse umane competenti in attività tecnico-pratiche laboratoriali e di “officina”. 

Chi vuole saperne di più sulla ricerca: Eurosta home.

Il rapporto in francese e in inglese.

 


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